La situazione che si era andata a creare era alquanto ingarbugliata. Lupo della Notte non sapeva che fare... Ma poi decise di dire: "Non si preoccupi Arcimago Keran, dalla mia bocca non uscirà mai nulla riguardante questo argomento."

Ci volle circa un'ora ad Orso per raggiungere la sua vecchia casa. Avrebbe probabilmente potuto farcela in meno tempo, ma i mille pensieri che affollavano la sua mente ne rallentavano il passo.

Si sentiva ormai obbligato a tornare a casa, per una serie di fattori più o meno importanti. Poteva essere considerato un dovere, una visita dalla quale non poteva esimersi, un semplice saluto a chi gli aveva dato la vita. Povero Badron, non avere un erede maschio.

Proseguì per le strade di Toran geometricamente ramificate, camminava senza problemi, come se le avesse percorse solo pochi minuti fa. Giunse ancora pensioroso, davanti al cancello della proprietà.

Suonò il campanaccio.
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Il suono del campanaccio fu seguito dal cigolio della porta d'ingresso che si apriva. Orso Rabbioso si sarebbe aspettato che ad aprirgli la porta ci fosse uno dei tanti servi di famiglia... Invece a spalancarla fu una piccola bambina di circa sette anni con occhi e capelli chiari.

Questa si presentò dicendo: "Ciao... Chi sei?" Orso Rabbioso non fece in tempo a rispondere che dall'interno della casa si sentirono delle urla lontane. Così la bambina disse: "Scusa, ma devo scappare... Ciao ciao." E richiuse la porta.

Pochi secondi dopo la porta si riaprì, ma questa volta a presentarsi fu un vecchio uomo, piuttosto magro e sembrava affaticato, come se avesse corso per chissà quanto tempo.

Quando ebbe ripreso fiato disse: "Mi scusi, ma quella ragazzina è molto vivace e non riesce a stare ferma un solo secondo. Beh... Sempre meglio del fratello. Quella peste di ragazzo me ne ha fatte di tutti i colori e quando è fuggito ho capito di non averlo istruito a dovere. Speriamo che la stessa cosa non capiti con la sorella. Comunque tornando a noi. Cosa la porta in questa casa?"

Orso Rabbioso assistette alla scena con sguardo prima sopreso poi divertito, non fece in tempo a chiedere nulla alla bambina, solo la salutò con la mano addolcendo  l'espressione per quanto potesse. Poi l'arrivo del tutore, un attimo di silenzio "Dovresti chiedere al Grande Maestro del Monastero Ramas riguardo lo stato di istruzione del giovane Gildas."

Un altro silenzio, breve ma intenso "Sono qui per incontrare mio padre, caro Geramias. E permesso?" Disse il tutto cercando di apparire il più freddo possibile anche se c'era un fondo di malinconia nelle sue parole.

"Gildas... Quel Gildas??" Disse il vecchio Geramias guardando dal basso verso l'alto Orso Rabbioso. Non poteva credere ai suoi occhi...

In quel momento riapparve la bambina che arrivò di corsa e urlò: "Gildas... Fratellone!!!" E si lanciò verso le braccia del fratello. Quindi gli disse: "Sapevo che saresti tornato."

Gildas inarcò un sopracciglio sorpreso dalla reazione della sorellina "Ehi... vedo che proprio non riesci a fare di meglio Geremias?" E facendosi una dolce risata prese la piccola sotto le braccia per sollevarla ed abbracciarla "Ho una sorellina? Qualcosa che allieta il mio ritorno..." Ancora non la fece scendere e se la tenne stretta come per recuperare il tempo perso, anche se mai aveva saputo della sua esistenza.

La piccola Glinda strinse sempre più forte la grossa figura del fratello, mostrando tutta la felicità che provava nel cuore nel vedere quel fratello che non aveva mai visto.

Questa scena durò finchè, poco dopo si sentì una nuova voce provenire dalle spalle del vecchio tuttore e dire: "Glinda!! Allontanati subito da tuo fratello e segui Geramias dentro casa." Nell'udire questa voce subito Glinda si allontanò dal fratello e si avvicnò con aria triste, ma allo stesso tempo impaurita, al suo tutore. Quest'ultimo disse alla piccola: "Vieni, entriamo in casa." Detto ciò rivolse un ultimo sguardo al giovane Ramas e le due figure scomparirono all'interno della casa.

La porta era aperta, ma per l'oscurità all'interno non si vedeva nulla oltre la soglia. Dopo pochi secondi apparve dall'oscurità una figura imponente e massiccia, nonostante l'età avanzata, che disse con tono dispregiativo: "Che ci fai qui Gildas... O dovrei dire NOBILE RAMAS?"

Orso Rabbioso lasciò andare la sorellina non prima di averla arruffato i capelli con fare scherzoso poi inarcò un sopracciglio rivolgendosi alla nuova figura "Bentrovato Padre, immagino sapeste del mio arrivo. Sono solo un Novizio Ramas ed ora mi chiamo Orso Rabbioso."

Badron, quindi disse rivolgendosi ancora con tono rigido e severo al figlio: "Sì, ero stato appena informato del tuo ritorno dal nostro capo-stalliere Lester. E ho anche saputo che hai preferito incontrare quel vecchio oste prima di venire a salutare la tua famiglia..."

Detto ciò si fermò un attimo, ma poi continuò a dire sempre più severamente: "Beh... Che il tuo attaccamento verso la famiglia era basso già l'avevo capito quando sei fuggito e mi hai lasciato con il timore che tutto ciò che i miei antenati avevano costruito andasse perso. Ma poi è arrivata quel gioiello di tua sorella. Una canaglia anche lei, ma senza ombra di dubbio meno vigliacca di te."

Ad Orso Rabbioso scappò una mezza risata, cercò di nasconderla abbassando la testa e mozzicandosi la lingua "Chiamiamiola vigliaccheria se vogliamo." Per quanto riguarda il fatto che sia prima andato in locanda è ovvio "Avrei forse dovuto far sorbire un'accoglienza simile ai miei compagni? Ne dubito..."

Fece una pausa osservando il padre "Glinda è stupenda, sono felice per voi. Mia madre?"

Il viso di Badron sembrò sempre più severo e duro, mano mano che il discorso andava avanti. Così disse: "Lascia da parte tua madre e tua sorella... Non te ne dovrebbe importare niente di loro visto che sei fuggito lasciandoci nella miseria. Sei stato egoista..."

Dopo queste parole gli occhi del vecchio uomo improvvisamente diventarono lucidi e, per la prima volta in tutto quel lasso di tempo, abbassò lo sguardo verso terra.

Quindi disse: "Avrai preso da qualcuno... E quel qualcuno non è di certo tua madre!" Detto ciò scoppiò in singhiozzi e cadde alle ginocchia del figlio stringendogli forte le gambe.

Quindi disse con le lacrime agli occhi: "Ti prego, perdonami figlio mio... Avrei dovuto darti ascolto anni fa e non programmarti la vita. Invece il mio egoismo mi faceva pensare solamente ai miei profitti personali. Ti prego, perdonami!!!"

Forse anche lui aveva un cuore...

Gildas osservò il padre assumere pian pian un'espressione sempre più scossa e dispiaciuta, poi l'assurda ed inaspettata reazione. Rimase per qualche istante immobile, un ghiacciolo... non perchè non fu colpito da quel gesto, ma perchè rimase totalmente spiazzato. Non potè far altro che abbassarsi ed aiutarlo a rialzarsi e guardarlo intensamente, dritto negli occhi. "Miseria? Miseria è una parola terribile..." Furono le uniche parole che gli vennero in mente.

Al sentire quelle parole, il vecchio Badron non potè fare a meno di abbracciare il figlio in un caloroso abbraccio pieno di amore paterno e con le lacrime ancora sul viso disse al figlio: "Sono contento che tu sia tornato."

"Non avrei voluto farlo, ma ne ho sentito il bisogno." Disse ricambiando calorosamente l'abbraccio.

Dopo pochi secondi, Badron si asciugò le lacrime e si allontanò dal figlio con un luminoso sorriso. Poi gli disse: "Su, entra... Tua madre ti sta aspettando."

Orso annuì seguendo il padre per la casa. Ad ogni passo affioravano mille ricordi di una vita passata, se ne era andato giovanissimo ma ne aveva vissute di avventure dentro quelle mura. Per un bambino, una casa così grande nasconde sempre molti spunti.

"Fabala... Fabala, dove sei?" Disse Badron dopo aver girato un po' per la casa alla ricerca della moglie. Poco dopo si sentì provenire da una delle porte: "Badron, sono qui..." Badron quindi aprì quella porta ed entrò insieme al figlio nella camera da letto.

La donna stava seduta su una sedia davanti ad un grande comò con uno specchio e stava finendo di sistemarsi per la serata. Nel vedere che dalla porta stava entrando un giovane Ramas, riconoscibile dal tipico mantello, si girò e si alzò in piedi. Quindi disse, con un lieve accento del sud: "Buona sera nobile Ramas. Cosa la porta ad onorarci della sua presenza in questa casa?"

Gli occhi del Ramas divennero ora lucidi "Madre... sono tornato per abbracciarti." Detto queste non diede il tempo alla donna di fare un passo in avanti che già la cingeva tra le possenti braccia, silenziosamente chinandosi fino a poggiare il volto sulla sua spalla destra.
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"Gildas... non è possibile che..." Non finì nemmeno di parlare che già Fabala stava piangendo tra le braccia del ragazzo. Era felicissima... A questo quadretto familiare si aggiunse anche Glinda che corse velocemente all'interno della stanza e gridò abbracciando le gambe del fratello: "Fratellone!!"

L'ultimo ad entrare fu il vecchio tutore che arrivò con il cuore in gola per aver rincorso la piccola bambina. Badron commentò dicendo: "Tale quale al fratello..." Quindi sorrise.

Orso lasciò che le cose proseguirono così per qualche istante, per godere di quel momento forse per l'ultima volta.

Poi si staccò fissando prima la madre, carezzando la sorellina e posando una mano sulla spalla del padre "Bene... alla fine son stato felice di venire qua."

Mezz'ora prima del tramonto, Lupo della Notte e Lei arrivarono alla tomba di Aquila del Sole, scoprendo che Lince Silente li aveva preceduti.

Poco dopo li raggiunse anche Orso Rabbioso, appena in tempo per godersi lo spettacolo degli ultimi raggi di sole sul monumento dedicato al primo Gran Maestro Ramas.

Progettato dalla Confraternita della Stella di Cristallo per onorare la memoria di uno dei piu' grandi eroi di Toran, il monumento ad Aquila del Sole aveva una caratteristica particolare: all'alba e al tramonto, la luce incidente generava immagini nell'aria sopra di esso che descrivevano la storia di Aquila del Sole, dalle sue origini nobili, alla sua scelta di dedicare la propria vita alla causa del dio del Sole, alla costruzione del Monastero e via via fino alla sua morte.

Questo effetto era parte magia e parte superlativa abilita' artigiana, ed era uno degli spettacoli piu' impressionanti che i tre Ramas avessero mai visto.

Lupo della Notte, dopo aver incontrato l'Arcimago, non aveva più aperto bocca. Si sentiva stranissimo e si sentiva una morsa nello stomaco come se la freccia di Muhk lo avesse ricolpito.

Quando rincontrò il gruppo, fece un sorriso che risultò totalmente falso, ma che nessuno se n'era accorto. L'unica cosa che gli riportò su un po' il morale fu lo spettacolo alla tomba di Aquila del Sole. Non aveva visto mai niente di così bello. Quindi si rivolse ai suoi compagni dicendo ancora allibito: "Ma come è successo?"
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Lince Silente gironzolò per Toran tutto il pomeriggio. Il tempo era passato in fretta e arrivò alla tomba con largo anticipo rispetto ai compagni, per restare un attimo in silenzio da solo davanti al monumento di Aquila del Sole.

Non si accorse neanche dell'arrivo di Lupo della Notte e di Lei. Gli sorrisero e ricambiò. Poco dopo arrivò anche Orso Rabbioso.

Lo spettacolo che si presentò davanti ai suoi occhi poco dopo, lo lasciò senza fiato; Lince Silente non sopportava la gente che piangeva per nulla, ma non riuscì a trattenere una lacrima che gli scese dagli occhi: l'emozione era grandissima.

Non seppe rispondere a Lupo della Notte, ma si avvicinò ai suoi compagni e li mise  un braccio sulle spalle.

Orso Rabbioso raggiunse Lince e gli altri, li salutò osservando il mirabolante spettacolo. Non era la prima volta ovviamente, ma quel giorno lo guardò con occhi diversi, più maturi... gli occhi di un Ramas. "La Magia della Confraternita è potente, e questa ne è una prova. Inoltre scorre veloce il suo flusso tra le via della città rendendo l'effetto eterno. E' meraviglioso."